LA VERDE UMBRIA DEL CEMENTO

Riprendo così integrale il titolo di un’interessantissimo reportage di Alessandro Sortino andato in onda ieri sera su La7 su cui mi sono imbattuto nella tarda serata.

Non so quanti l’hanno visto, ma c’è sufficiente materiale per meditare, meditare, meditare… per noi che in Umbria ci viviamo.

Ecco il video di presentazione, speriamo che prima o poi qualcuno pubblichi almeno in parte la puntatata su YouTube perché purtroppo su La7 c’è solo questa pagina di presentazione.

 

 

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Quanto siamo ancora lontani dal “company generated contents”?

2008Questa mattina stavo leggendo l’intervento di Mauro Lupi allo IAB di quest’anno. Come al solito l’articolo è molto illuminante sugli scenari dei rapporti azienda/consumantori ma c’è un passaggio intermedio che mi ha fatto riflettere, quando Mauro parla di “compay genereted contens” e non soltanto dell’UGC (user generated content), come si dice generalmente.

Proprio questo passaggio mi fa riflettere su quanta strada le aziende italiane devono ancora fare per superare i vecchi concetti di presenza in internet.

Nonostante il web cooperativo, il web collaborativo, e quant’altro sia emerso negli ultimi 3/4 anni sul web, una delle richieste primarie delle aziende, degli enti, delle associazioni all’atto del commissionamento di un sito internet sembra ancora essere quello del chiavi in mano: ti dico cosa ci voglio, me lo fai, ci pensi tu ai contenuti e il gioco è fatto. L’importante è che sia bello e che possa scrivere l’indirizzo sui biglietti da visita.

Non dico che tutto il web sia così, tutt’altro. Esistono punte di eccellenza e progetti web che dimostrano il contrario. Dico solo che, ameno dalle nostre parti, la tendenza generale è ancora quella e che tanta acqua dovrà passare sotto i ponti prima che il modo di pensare degli imprenditori si modifichi.

A mio avviso dovrà prima verificarsi un passaggio cruciale sull’informazione (cosa che forse è già avvenuta negli USA e che prima o poi, è solo questione di tempo, avverrà anche nel resto del mondo), la prevalenza come mezzo di informazione di internet sugli altri mezzi di informazione, soprattutto la televisione.

Fino a quando la TV continuerà a parlarci di internet come di un repository di gossip, di pericoli incombenti, di truffe, e di altre amenità varie, sarà difficile arrivare alla maturazione culturale di cui anche il mondo delle imprese ha bisogno.

Oggi è evidente che un intervento così “alto” nei contenuti come questo di Mauro Lupi non potrà mai trovare spazio su una televisione. Chi legge cose economiche sul web ogni giorno e poi ha la sciagura di vedere cose come il TG economico delle 14,00 su RAI1 sa benissimo di cosa parlo e di quanto quei contenuti siano ormai lontani dalla gente e dalla vita reale.

Comunque è solo questione di tempo.

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Le WCAG 2.0 e Barack Obama, una questione di tempo (Davide Orsini docet)

Questa mattina ho letto con molta attenzione l’articolo che direttamente dagli USA ha pubblicato su www.orvietonews.it Davide Orsini.

Come al solito Davide ci propone una lettura molto particolare della nuova avventura Americana. Mentre in Italia si fa a gara a chi può saltare meglio sul carro del vincitore paventando amicizie e incontri, e mentre tutti festeggiano più o meno senza neanche sapere cosa abbia detto in campagna elettorale il neo presidente degli Stati Uniti, Davide ci fornisce una chiave di lettura diversa. Ci dice in sostanza che anche nella dinamica società americana il cambiamento sarà lungo e complesso e che non è affatto una questione di singole decisioni, ma un processo culturale che dovrà svilupparsi in futuro.

Ma che c’entrano le WCAG 2.0?

Le WCAG sono le linee guida sull’accessibilità redatte dalla sezione WAI del W3C la cui prima stesura risale al 1999. Entro il 2008 saranno finalmente disponibili le WCAG 2.0 (arrivare alla ultima revisione prima della definitiva pubblicazione). L’analogia con Obama è proprio quella che segnala Davide Orsini.
Di fronte alla contentezza per avere finalmente a disposizione uno strumento un po’ meno fumoso e più in linea con le esigenze di astrazione concettuale sulle specifiche dell’accessibilità, bisogna però fare una considerazione.

L’accessibilità, così come oggi la conosciamo, non è soltanto una questione di codice. L’accessibilità è un modo di progettare inclusivo e universale che già le WCAG 1.0 mettevano in evidenza. Ora le WCAG 2.0 amplificano questo concetto, questa astrazione, puntando proprio sulla interoperabilità e sulla non dipendenza dalle tecnologie utilizzate.

In questa ottica le nuove linee guida hanno l’obiettivo mettere in rilievo questo passaggio culturale: un progetto web non è solo un po’ di codice scritto elegantemente, ma una visione complessiva di un progetto di comunicazione a misura universale. Un passaggio culturale che non potrà essere governato solamente da un gruppo di lavoro (W3C) e da una dettagliata documentazione (WCAG 2.0), ma che dovrà lentamente e progressivamente essere pervasivo nel web del futuro.

Speriamo di ritrovarci qui tra un po’ di anni con un mondo migliore e un web migliore, nella consapevolezza che sia nel mondo reale sia in quello virtuale (che poi è una distinzione che non amo fare) i cambiamenti dovranno provenire dal basso con una maturazione culturale diversa.

 

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Accessibilità: la stravaganza delle definizioni

Da quando mi occupo di accessibilità ne ho viste tante di improvvisazioni.

La più ricorrente è la collocazione del bollino del del W3C per la validazione del codice, questo per intenderci 

bollino del W3C

ma con il link disattivato per evitare che la verifica evidenzi la solita abbondanza di errori.

Stavolta mi sono imbattuto sulla dichiarazione di accessibilità che ha pubblicato il comune di Pavia in questa pagina. Riporto il paragrafo più interessante:

Il processo
L’accessibilità è prima di tutto un processo. Rendere un sito accessibile significa lavorare continuamente per la sua evoluzione e il suo miglioramento. Per questa ragione il Portale del Comune di Pavia sarà in continuo divenire, per raggiungere successivamente sempre maggiore accessibilità. 

Ne avevo sentite tante, ma che l’accessibilità fosse un processo mi era sfuggito. E che dire del divenire… Ok, lasciamo stare.

Se qualcuno fosse interessato realmente all’accessibilità può consultare questa pagina del W3C e il sito www.webaccessibile.org la risorsa italiana sull’accessibilità.

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