I giornali di carta verso una crisi senza ritorno.

Questa mattina su Punto Informatico è da leggere l’interessante articolo di Enrico Giancipoli sulla situazione dell’editoria tradizionale (giornali di carta).

La notizia prende spunto dalle vicende del più importante quotidiano (di carta e online) del mondo, il New York Times che in questi giorni avrebbe deciso di tagliare l’ 8% il personale.

Questo si riconduce al discorso che l’editore del NYT fece circa un annetto fa: “Non so davvero se stamperemo ancora il Times tra cinque anni, e, se volete proprio saperlo, non me ne importa nulla. Su Internet siamo già leader“.

Nel mondo dell’editoria a cavallo tra la carta e il web da sempre l’atteggiamento del quotidiano di New York ha fatto tendenza e capire i movimenti editoriali e economici del colosso di oltre oceano può essere di grande interesse per studiare i movimenti futuri dell’editoria di casa nostra.

Prendiamo spunto da questa analisi per cercare di capire che cosa sta succedendo in casa nostra, ma non soltanto nello scenario nazionale ma anche in quello locale.

Per fare analisi e confronti servono i dati e in mancanza di quelli degli altri editori cerchiamo di capire cosa è successo negli ultimi 2 anni a partire dai dati che abbiamo e cioè quelli del nostro giornale online www.orvietonews.it.
Dalla ricerca statunitense emerge che nell’ultimo anno i lettori dei giornali online sono aumentati del 15%; anche www.orvietonews.it ha seguito un andamento simile alla tendenza internazionale registrando un aumento dei lettori anche superiore: nel 2007 circa il 20% in più del 2006 (323452 lettori unici del 2006 contro i 387518 del 2007).

Questi dati non significano niente se presi come dato unico ma andrebbero confrontati con i dati degli altri editori, online e cartacei. Vorrei precisare che non significano niente neanche come dati assoluti perché la misurazione degli utenti unici per un sito web è una operazione complessa che raramente conduce a risultati confrontabili con altri sistemi. Come si diceva una volta, sarebbe come confrontare le mele con le pere.

Però quello che conta davvero è la tendenza, perché mette a confronto dati registrati con gli stessi mezzi tecnologici. E’ difficilissimo quindi sapere se www.orvietonews.it ha collezionato più accessi di www.orvietosi.it dell’amico e concorrente Dante Freddi ma il dato non contestabile e sicuramente vero è quel 20% in più rispetto a noi stessi. Così allo stesso modo sarebbe interessante conoscere le variazioni percentuali degli altri editori (anche di carta) per poter effettuare confronti e analisi ma questo per il momento non è possibile.

Anche se l’incremento delle visite del 20% in un anno è un dato che dovrebbe far balzare sulla sedia gli editori dei giornali di carta, in realtà potrebbe essere anche un dato fisiologico legato alla crescita del settore internet in generale e alla maggiore diffusione delle connessioni a banda larga, che verrebbe confermato anche dal grafico della distribuzione oraria.trend orario visite orvietonews.it

Il grafico non rappresenta l’incremento degli accessi ma la loro distribuzione nelle ore giornaliere. Come si vede nel 2008 la linea è molto più appiattita e non  esistono più le gobbe verso il basso di quella che noi del settore abbiamo sempre considerato “la zona pranzo”, proprio perché gli accessi provenivano prevalentemente dagli uffici.

La linea più orizzontale dimostra che sta cambiando radicalmente il modo di attingere alle informazioni da parte degli utenti. Addirittura l’aumento delle visite più incredibile è quello che si registra nella “zona cena”, un tempo territorio invalicabile dei telegiornali nazionali.

Questo significa che l’online sta incrementando non solo gli utenti ma anche la credibilità e l’autorevolezza tanto da spingere molte persone a scegliere questo mezzo di informazione come strumento primario, con vantaggi indiscutibili in efficienza, efficacia e praticità di consultazione delle informazioni, senza considerare che i contenuti online stanno diventando un archivio storico di grande valore sempre a disposizione di tutti.

Non so quindi alla fine chi vincerà la sfida tra carta e web, penso che l’unico vincitore sarà il contenuto e la sua modalità di presentazione.

Il web è un mondo in evoluzione dove gli autori e gli sviluppatori sono alla costante ricerca dell’innovazione e della trasformazione del contenuto in progetti sempre più ottimizzati e personalizzabili, la carta ha dal canto suo una storia e una tradizione pluri secolare, ma una inamovibilità e una forma statica che difficilmente potrà adattarsi al mondo che verrà.

Insomma, se fossi un editore di cose di carta (lo sono stato e non lo sono più senza alcun rimpianto), mi affretterei a studiarmi qualche modello di business per passare all’online. Il New York Times ancora una volta sta segnando la strada maestra. 

 

 

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Il 15 febbraio m’illumino di meno

Per il quarto anno consecutivo Caterpillar, il noto programma di Radio2, in onda tutti i giorni dalle 18 alle 19.30, lancia per il 15 febbraio 2008 “M’illumino di meno”, una grande giornata di mobilitazione internazionale in nome del risparmio energetico.

Per sostenete la campagna abbiamo deciso di spegnere le luci di orvietonews.it, pubblicando una versione “buia” con fondi neri e scritte bianche.

Il restyling è stato fatto con il poco tempo disponibile e quindi alcuni particolari non sono stati curati nel migliore dei modi. In ogni caso mi piaceva partecipare a questa iniziativa con un segnale un po’ più deciso.

Non è solo un fatto visivo, in effetti il vostro monitor dovendo accendere meno pixel vi farà risparmiare un po’ di energia. Non è niente, ma è pur sempre un segnale.

Comunque tranquilli, da domani orvietonew.it riprenderà la veste grafica di sempre.

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Accessibilità: non è solo questione di codice

In questi giorni mi è capitato di parlare di accessibilità dal punto di vista tecnico.

Non c’è dubbio che il codice con cui sono generati i siti web sia il primo passo verso l’accessibilità. Il mio intervento di presentazione del sito internet dell’Associazione Italiana Dislessia si intitolava infatti “Un passo verso l’accessibilità”.

logo W3CÈ duro constatare come ancora oggi alcuni colleghi facciano un uso improprio sia della parola accessibilità sia dei loghi messi a disposizione dal W3C per la validazione del codice (come questo qui a fianco).

La progettazione di un sito internet parte certamente dalla corretta scrittura del codice di marcatura XHTMH. Nessun progetto professionalmente avanzato può avere origine partendo da un codice non standard e non validato dagli appositi validatori del W3C. Ciononostante non si può dire che un sito che abbia un codice validato sia nel contempo accessibile.

Quando un sito internet espone un logo come questo, e il link associato porta a una pagina del W3C che dice “This Page Is Valid XHTML 1.0 Strict!” questo non significa nulla dal punto di vista dell’accessibilità dice solo che il codice XHTML della pagina da cui si è cliccato è fatto a dovere. Cioè c’è la giusta base di partenza.

Per far diventare un sito accessibile si deve iniziare un lungo lavoro di progettazione che va dalla struttura del layout alla scelta dei colori, dalla modalità di visualizzazione dei caratteri alla scelta consapevole dei testi altrenativi per le immagini. E via così attraverso una strada complessa tra decine o forse centinaia di piccole considerazioni generali.

Non posso stare qui a elencare tutti i passaggi chiave per conseguire un bollino di accessibilità, ci sono interi siti web e libri molto ricchi di contenuti che lo spiegano a dovere.
Volevo solo mettere l’accento sul fatto che l’ultimo tassello che completa il percorso di avvicinamento alla chimera dell’accessibilità (c’è sempre qualcosa di nuovo da fare!) è senza dubbio il contenuto.

Rendere un sito accessibile significa infatti dare al maggior numero possibile di utenti la possibilità di navigare e quindi comprendere il contenuto di una pagina web. Un sito web quindi può anche essere ineccepibile dal punto di vista tecnico ma può essere completamente inaccessibile dal punto di vista del suo contenuto.

L’esempio più classico può venire dalla Pubblica Amministrazione (scusate, il solito esempio). Recentemente su un sito web di una PA, appena realizzato e nuovo di zecca, bello e accessibile sotto tanti punti di vista ho visto pubblicato un contenuto che il cui titolo recitava  così:

 

AI SENSI DELLA DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 20 DICEMBRE 1999 N. 755 COME MODIFICATO CON DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 15 FEBBRAIO 2006 N.235, PER LA FORMAZIONE ELLE GRADUATORIE PER L’ASSEGNAZIONE DEI CONTRIBUTI DEL FONDO AZIONALE DI CUI ALL’ART. 11 DELLA LEGGE 9 DICEMBRE 1998 N. 431 ED AL DECRETO DEL MINISTRO DEI LAVORI PUBBLICI DEL 7 GIUGNO 1999, PER IL SOSTEGNO ALL’ACCESSO ALLE ABITAZIONI IN LOCAZIONE.

 

 

Ecco, questo testo, buono forse come titolo per un atto amministrativo a uso interno, non può certo essere pubblicato come “titolo” di un contenuto nella speranza che qualcuno possa capire di cosa si tratta.

Infatti il titolo più umano di questo contenuto era semplicemente:

Contributi per le abitazioni in locazione. Entro il 22 febbraio le domande.

 

Non c’è dubbio che è impossibile pensare, soprattutto nella Pubblica Amministrazione periferica, che ci possa essere improvvisamente una piena consapevolezza di cosa significhi “comunicare in modo accessibile”. La strada e molto in salita ma è obbligatorio per tutti percorrerla.

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Nuovo restyling del sito www.aiditalia.org

In questi giorni abbiamo pubblicato il nuovo restyling del sito ufficiale dell’Associazione Italiana Dislessia. Un lavoro reso necessario per adattare il sito (progettato solo un anno fa) alle nuove esigenze di comunicazione dell’associazione.

Come al solito l’implementazione definitiva di SmartControl ci ha permesso di potenziare il sito con le innumerevoli funzionalità che questa nostra web application sa fornire.

Una descrizione più dettagliata del lavoro svolto si può trovare a questa pagina.

Un ringraziamento particolare va a tutti coloro che hanno collaborato al progetto che la mia azienda ha avuto l’onore di poter sviluppare. Vorrei ringraziare anche tutto il consiglio direttivo dell’associazione per aver creduto nelle potenzialità della nostra azienda e in particolare per avermi lasciato praticamente carta bianca su tutti i fronti (spero di non averli delusi).

 

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