La nuova veste grafica di orvietonews.it

rinnovata veste grafica per orvietonews.it, un progetto a cui stavamo lavorando da tempo e che ci siamo affrettati a varare un po’ prima del previsto a causa di alcuni problemi tecnici che affliggevano la precedente versione. Il rinnovamento non è soltanto grafico, perché come sa chi segue le abitudini di questa azienda, orvietonews.it non è soltanto un prodotto editoriale di punta, ma anche un laboratorio di idee e di soluzioni tecnologiche, un valido banco di prova su cui testare strutture e funzionalità che poi verranno utilizzate anche sui prodotti web realizzati per i clienti business. Questa volta il test non è stato puramente tecnologico, d’altra parte abbiamo introdotto funzionalità avanzate di ogni genere già da tempo, come per esempio i feed RSS, le “Stelline di gradimento”, i commenti, le funzioni “Leggi anche”, le ricerche contestuali su Google; tutte funzionalità ancora molto all’avanguardia di cui molti giornali online non sono ancora dotati e altri le hanno prese in considerazione solo da qualche tempo. Questa volta la sperimentazione è stata rivolta soprattutto al layout, o come si direbbe nel gergo più proprio della carta stampata all’impaginazione. Come molti di voi avranno notato la maggior parte dei siti internet può essere ricondotta a schemi di impaginazione ben definiti
1.testata
2.due, tre o quattro colonne centrali
3.piede
A questi schemi si possono ricondurre siti internet di ogni genere e la quasi totalità dei siti di informazione e istituzionali. La nostra idea (e non solo la nostra, ovviamente) è che troppe colonne di impaginazione siano spesso inutili, e soprattutto dannose per una corretta lettura dei contenuti. Per i giornali online le soluzioni più ricorrenti sono quelle che prevedono tre o quattro colonne.
Negli ultimi tempi poi grafici e tecnici web (che per la verità nel mondo dei giornali online non hanno mai dato il meglio di se) si sono sbizzarriti in layout con colonne spezzate, semi colonne e sbalzi di ogni genere. La nostra soluzione grafica è invece orientata alla semplicità e alla sobrietà e per quanto riguarda le colonne abbiamo utilizzato la tecnica a “due colonne”, inesistente sul web fino all’avvento dei blog, che invece l’anno sposata nella stragrande maggioranza dei casi, ma tuttora ignorata dai progettisti di giornali online e siti istituzionali. Il nostro esperimento tenta di dimostrare che anche in siti ricchi di contenuti (come orvietonews.it) si può arrivare a un bilanciamento degli oggetti della pagina in maniera lineare senza ricorrere a bizzarre soluzioni grafiche, che hanno il solo effetto di disorientare l’utente e di rendere quasi impossibile la navigazione a una moltitudine di soggetti diversamente abili. Questo non significa che tutti i siti del mondo devono essere semplici e essenziali. Significa che aveva ragione Enzo Ferrari quando affermava che “… quello che non c’è non si rompe… ”, nel senso che in fase di progettazione le cose inutili vanno sempre eliminate e si deve raggiungere l’obiettivo prefissato attraverso uno studio attento delle reali esigenze del progetto in esame. La pessima abitudine del superfluo, della proliferazione delle colonne, della disposizione confusionale degli oggetti, non colpisce soltanto improvvisati webmaster di provincia ma anche affermati colleghi sparsi in tutto il mondo, nonché una grande quantità di soggetti più o meno autorevoli atti a dimostrare la propria capacità creativa e innovativa. Per tutta questa serie di argomentazioni ho deciso che alla base dei ragionamenti che cercherò di fare a SMAU 2007 (Milano, 17-20 ottobre 2007) in occasione di un Seminario e-Academy di IWA/HWG (International Webmasters Association) di cui sarò relatore, ci sarà proprio il tema dell’accessibilità e dei layout. Ma questo è un altro argomento su cui non mancherò di tenervi informati attraverso il mio blog. Alla fine di tutto speriamo che la nuova veste grafica sia di vostro gradimento, e vi prego di scusarci fin d’ora qualora sia ancora presente qualche imprecisione, ma credo che farà piacere anche voi lettori sapere che comunque quello che state leggendo è, a quanto dicono molti nostri autorevoli colleghi, uno dei più avanzati progetti di giornali online d’Italia. ]]>

Stranezze della comunicazione: regioneumbria.eu

Si sa, il web è pieno di stranezze e non sempre gli utenti hanno una percezione giusta di quello che stanno guardando o leggendo.
Se però chi fa comunicazione ci si mette di mezzo a confondere ulteriormente le acque il risultato non può che essere ancora più confusionale, disorientare l’utente, dargli l’impressione di insicurezza e fumosità. Prendiamo per esempio questo comunicato della Regione Umbria di cui riporto il link per precisione http://www.regione.umbria.it/news.asp?id=8090 ma faccio copia e incolla qui sotto delle parti analizzate per una maggiore comprensione del testo.

A proposito di Internet l’elaborazione degli accessi al portale “Regioneumbria.eu” del primo semestre 2007 evidenzia che il numero di visite sono state 393 mila 34 contro le 357 mila 375 dello stesso periodo del 2006 con un incremento del + 9,97 per cento. Le pagine visitate sono state 3 milioni 813 mila contro un milione 832 mila dello stesso periodo del 2006 con un incremento del + 108, 14 per cento a conferma che lo stile rinnovato e il modo di presentare i contenuti ha riscontrato l’interesse dei navigatori. Altro dato significativo è quello relativo alla durata delle visite che ha visto un incremento per i periodi 2- 5 minuti, 5-15 minuti, 30 minuti un’ora e oltre un’ora. La provenienza dei visitatori è prevalentemente europea 2 milioni 674 mila 601, segue il Sud America con 6 mila 360 visitatori, l’Indonesia con 3 mila 603 visitatori, il Nord America con 2 mila 938.

A prima vista sembra un comunicato normalissimo, ma cerchiamo di capirci qualcosa. Il primo elemento di criticità è dato senz’altro dal nome del sito di cui si sta parlando cioè www.regioneumbria.eu. Tale sito, infatti. Non esiste.
E’ molto facile intuire che appena digitato l’indirizzo www.regioneumbria.eu nella barra degli indirizzi si viene immediatamente indirizzati al sito www.umbria2000.it, il caro vecchio progetto della Regione Umbria ribattezzato da molti miei colleghi “Mister 17 miliardi”, tanto costò la sua realizzazione alla fine millennio scorso.
Nessun problema. E’ una normale tecnica che si usa per parcheggiare dei domini. Per esempio quando nel 2002 realizzammo il sito del Comune di Porano www.comune.porano.tr.it, registrammo anche il dominio www.comuneporano.it. A tutt’oggi digitando nella barra degli indirizzi questo secondo dominio si viene catapultati sul precedente, il sito ufficiale. La cosa bizzarra è che la regione ha deciso di fare il contrario.
Parlare di www.regioneumbria.eu significa parlare del nulla, ossia, di una tecnica di reindirizzamento. www.regioneumbria.eu non esiste per nessuno neanche per Google, che censisce 2700 pagine per umbria2000.it e zero pagine per regioneumbria.eu. Per fare una prova utilizzate questi link:
Come potete vedere in alto a destra, Google censisce nessuna pagina per regioneumbria.eu, e circa 2700 pagine per umbria2000.it. Quindi, perché parlare di regioneumbria.eu? Tra l’altro all’interno del sito non esiste né un logo né una scritta con questo nome, solo una debole traccia in qualche contenuto interno. A cosa serve quindi pubblicizzare regioneumbria.eu quando sulla barra degli indirizzi c’è scritto chiaramente www.umbria2000.it? Siccome non sono fra quelli che vedono per forza la malafede da tutte le parti, penso che alla fine un motivo ci sia e che però questa scelta risulti del tutto incomprensibile agli occhi di tutti, e non solo degli inesperti, ma anche per gli esperti che da questi elementi apparentemente marginali traggono informazioni utili su efficienza e affidabilità delle strutture a cui si rivolgono. Passiamo ai dati.
Nell’ultimo semestre i visitatori sono stati 393.000, cioè circa 65.000 al mese, e cioè all’incirca quanto quelli di www.orvietonews.it. Se un sito che dovrebbe essere il punto di riferimento per il business turistico della regione e che quindi si rivolge ad una platea mondiale si accontenta degli accessi che normalmente fa un giornale come il nostro che si rivolge invece a 30.000 abitanti, non mi sembra davvero un risultato entusiasmante.
E poi, in epoche di web 2.0, questi dati hanno un valore puramente statistico. Nel senso che non interessa davvero a nessuno. Quello che sarebbe interessante sapere è quante persone che hanno visto le pagine sul Corteo Storico di Orvieto sono poi effettivamente venute a Orvieto invogliate da quel sito. Per non parlare poi della vera natura di quei numeri. Ma i 393.000 sono accessi generali o accessi unici o accessi alle pagine?
Cosa non da poco perché giocando su queste sottigliezze, gli utenti (reali) possono svanire nel nulla in men che non si dica o magari anche essere molti di più di quelli che le statistiche cercano di evidenziare. Ma detto così non ci è dato sapere molto di più. Se poi si vuole dare una qualche credibilità ai propri dati statistici si dovrebbe perlomeno non cadere nel ridicolo. Infatti, nell’ultima frase si legge
La provenienza dei visitatori è prevalentemente europea 2 milioni 674 mila 601, segue il Sud America con 6 mila 360 visitatori, l’Indonesia con 3 mila 603 visitatori, il Nord America con 2 mila 938
Ma se i visitatori totali sono 393.000, come fanno ad esserci 2 milioni di europei? Questa non è una svista su dei numeri, ma probabilmente è una vera e proprio errata interpretazione di un altro dato, gli hits. Infatti molti analizzatori di statistiche, nelle indicazioni sulle nazionalità dei visitatori non riportano il numero assoluto degli accessi ma il valore degli hits, cioè il numero complessivo delle richieste che un server ha processato per ogni utente (ogni utente, per visualizzare una pagina, compie decine di richieste al server).
Per capirci, www.orvietonews.it processa circa 2.000.000 di richieste mensili. Allora mi chiedo, se la lettura delle statistiche di uno dei siti istituzionali più importanti è fatta in questo modo grossolano e ingenuamente superficiale, quale credibilità possono avere agli occhi esperti progetti come questo? E quale scelta tecnologicamente avanzata si cela dietro al dilemma regioneumbria.eu/umbria2000.it? ]]>

Non servono nuove risorse energetiche, basta risparmiare

Associazione per i diritti degli utenti e consumatori, nel quale si danno alcuni suggerimenti molto interessanti per risparmiare, in questo caso, benzina. * Scegliere il fai da te nel rifornimento fa risparmiare, anche se e’ scomodo;
* Si risparmia fino al 30% mantenendo la velocita a 2/3 di quella massima consentita dalla propria auto;
* Si risparmia fino al 30% con un carico di bagagli non eccessivo. Da evitare carichi esterni;
* Si risparmia fino al 10% con una conduzione dolce della guida;
* Si risparmia fino all’11% con un uso accorto del condizionamento (inutile tenerlo “a palla”. Utilizzare il ricircolo dell’aria gia’ rinfrescata);
* Si risparmia fino al 10% con una corretta pressione dei pneumatici;
* Si risparmia fino al 10% spegnendo il motore in caso di lunghe file. Penso che in molti potremmo risparmiare un sacco di soldi, molti di più di quelli che ci lamentiamo di spendere a causa degli aumenti, senza per questo modificare il nostro tenore di vita. ]]>

Cablaggio del centro storico: qualcuno mi spiega cosa stiamo facendo?

Vedo che stanno prendendo il via i lavori del progetto “Centralcom”, perdonatemi se non è questo il vero nome ma comunque serve a capire.
Se non ho capito male il progetto prevede la copertura del territorio regionale con una nuova rete digitale.
Se non vado errato il protocollo d’intesa è stato siglato a febbraio 2005. Alcune cose mi sfuggono:

  1. Ma quella che stiamo facendo è davvero una rete a banda larga antagonista a quella già esistente di Telecom?
  2. Ma nel 2007 c’è davvero ancora bisogno di scavare le città (soprattutto quelle come Orvieto) per portare una connessione a banda larga?
  3. Ma per portare la banda larga dove non è ancora presente quella di Telecom bisogna ricablare tutta la regione? Non era sufficiente portare una connettività wireless dove c’era bisogno con poche migliaia si euro?
Sarei proprio contento se qualcuno mi spiegasse (o meglio, ci spiegasse) che cosa stiamo mettendo dentro quei tubi e quei pozzetti.
Ci sarà in giro per la rete un esperto in questo settore, un progettista, un tecnico che ha valutato il progetto, un amministratore consapevole che lo ha firmato, insomma, qualcuno che ci spieghi di cosa stiamo parlando. E’ diverso tempo che molti colleghi mi stanno spiegando che ormai, per portare connessioni ADSL in punti dove non ci sono già servono davvero poche migliaia di euro e qualche antenna. D’altra parte lo sanno bene i cittadini del comprensorio che utilizzano la connettività ADSL wireless di Aria ADSL. Allora, perché per portare l’ADSL a Bardano dobbiamo scavare Via Postierla? Poi ho una mia riflessione che è strettamente legata all’argomento.
E’ giustissimo che le pubbliche amministrazioni si occupino della rete a banda larga per consentire l’accesso universale alla rete delle reti. Internet è ormai più necessaria dell’acqua, e proprio come l’acqua è necessario che si parli di ripubblicizzazione della rete in Italia.
I tubi dell’acqua e i tubi del telefono e di internet devono essere affidati a delle public company, perché lo stato deve garantire i servizi di prima necessità a tutti. Confondere connettività con servizi sul web è un errore gravissimo che stiamo pagando a caro prezzo.
E’ già stato gravissimo consentire che Telecom fosse privatizzata così com’è, fili e servizi. Quello che oggi mi aspetto e che i nostri soldi vengano utilizzati per consentire il processo all’indietro e per riportare in mano pubblica la rete, o per meglio dire tutte le reti in Italia. ]]>