Ogni tanto un post un po’ strano ci sta bene, no?
La storia dello zainetto è questa. Avevamo un appuntamento importante, io e il mio amico Luca.
Luca si è presentato nel mio ufficio con uno zainetto sulle spalle. L’ho guardato male, mi ha guardato e non capiva. Allora gli ho detto: “Senti Luca, dove pensi di andare con quello zaino? In gita?”.
Ci siamo messi a ridere e lo zaino è rimasto in ufficio. All’incontro importante il nostro aspetto era decisamente migliore, almeno credo.
E per diversi giorni la storia di questo zainetto è rimasta mitica.
Ma come sa bene chi mi conosce non sono appassionato delle certezze, ma dalle relatività.
Pochi giorni fa, stufo di trasportare il mio PC a mano, che seppure ultraleggero è comunque un gran peso e una grande scocciatura, ho deciso di comprare uno zainetto!!
E così oggi pomeriggio quando Luca ‘ha saputo è rimasto contento!
E mio figlio ha detto: “Babbo, ma dove vai a scuola?”.
Ma ora i miei viaggi sono più comodi, non so se il mio aspetto è più o meno professionale ma sicuramente sono più comodo…
Comunque non vi preoccupate, non ho scritto questo post in un momento di crisi esistenziale o di follia. E’ stato un suggerimento di Luca che ho preso al volo.
Però prendo spunto da questa cosa apparentemente cretina per fare una riflessione.
Troppo spesso le persone vengono giudicate per come si vedono o per come non si vedono. Ma di questi tempi sarebbe meglio non fidarsi di queste apparenze.
Mi faccio un appunto e nei prossimi giorni cercherò di raccontarvi un paio di storie di gente che si vede in un certo modo e che invece è tutta un’altra cosa e di gente che non si vede affatto ma che in realtà ha fatto la storia informatica di questa nazione.
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