Internet fa male, come la libertà.

E’ da tempo che ripeto a tutti quelli che conosco che per avere un’idea di internet non si possono leggere i giornali, né guardare la televisione.

Il vero competitor della carta stampata e della TV è Internet, perché fra i vari giornali di carta e le varie TV la guerra è sempre ad armi pari, una volta si vince, una volta si perde. Con internet invece sono le battaglie sono tutte perse. Certo guerra è ancora lunga.

E così quando TV e giornali parlano di internet ne parlano sempre in senso negativo. Fa notizia il filmato shock, la truffa, il virus.

Mai una cosa positiva.

Mai una notizia sul fatto che ormai un blogger fa più notizia di Bruno Vespa. 

Comunque su questo argomento (su cui ritornerò in futuro) c’è questo bellissimo post di  Lele Dainesi che vi consiglio di leggere. ]]>

Vita a 56K

Solo due righe.

Dopo un po’ di tempo ho di nuovo attivato una connessione a 56k.

Non ci sono parole da poter scrivere. Internet non è più pensato per le connessioni analogiche.

La vita a 56k non è più possibile. Speriamo che Gentiloni se ne ricordi. ]]>

Benvenuto SportOrvieto! Benvenuto nella tempesta dell’informazione.

Ma quanto è ricco il panorama editoriale orvietano? Veramente i miei colleghi non finiscono di stupirmi. Ossia, mi correggo, ogni tanto scopro di avere un nuovo collega editore (se l’uso di questa parola ha ancora un significato di questi tempi).

E così è nato un nuovo prodotto editoriale cartaceo, legato al mondo dello sport che si chiama SPORTORVIETO. Ma non finisce qui. Questo prodotto nasce in abbinamento a ORVIETANA MAGAZINE, un’altra pubblicazione neonata che seguirà le vicende della squadra biancorossa.

Ma poi, per noi che ci occupiamo di internet, c’è ancora un altro prodotto: la rivista sportorvieto sarà pubblicata anche online con un apposito sito raggiungibile all’indirizzo www.sportorvieto.it, che però a tutt’oggi non è ancora attivo (appena sarà pronto ve lo segnalerò).

Comunque, un augurio di buon lavoro va ai tre “Gabriele” che pubblicano questi prodotti.

Un bravo lo dico a Gabriele Anselmi che ha avuto il coraggio di progettare un prodotto a mio avviso “diverso”, nel formato e nella grafica.
E’ chiaro, tutto è perfettibile, e sicuramente dovrà fare lunghe nottate di fronte al PC per cercare di migliorare il suo prodotto, ma la strada mi sembra già buona.

Ma nei giorni degli scioperi ad oltranza dei giornalisti italiani, faccio una riflessione diversa.

Tante volte mi sono chiesto che cosa spinga un editore come il Gruppo Editoriale l’Espresso a produrre ogni giorno un quotidiano come Repubblica composto da oltre 200 pagine. Ha davvero delle cosa da dire ogni giorno per 250 pagine, oppure si deve per forza tirare lungo per ospitare il maggior numero possibile di sponsor? E, ovviamente, fregandosene altamente dei contenuti?

E dall’altra parte, mi sembra un po’ patetico il comunicato che ormai quasi quotidianamente ci propongono i giornalisti televisivi sulle motivazioni degli scioperi. Dal loro comunicato sembra che la loro principale preoccupazione per questo rinnovo di contratto sia la tutela di tutti i giornalisti, soprattutto di quelli sottopagati e sfruttati dagli editori. Non so per voi ma a me sembra un pochino strano che i vari uomini immagine dei TG e dei quotidiani nazionali facciano una battaglia così dura per tutelare quel povero corrispondente locale di un corriere locale che lavora senza alcun contratto da anni per poche decine di euro al mese.

Le due parti, editori e giornalisti, dicono che le posizioni sono talmente distanti che ogni tentativo di mediazione è difficilissimo.

A me sembra invece che le due posizioni siano talmente distanti dalla realtà che il tutto sia un gioco di potere che poco ha a che fare con i veri problemi della comunicazione in Italia.

Gli editori dovrebbero porsi un domanda seria: nel dopoguerra in Italia si vendevano circa 6 milioni di copie di quotidiani. Dopo 50 anni si vendono sempre 6 milioni di copie. Un motivo ci sarà.

I giornalisti dovrebbero farsi un altra domanda: i loro dati di ascolto (a cui sono tanto affezionati) stanno subendo un calo vertiginoso e la loro credibilità è in declino assoluto a vantaggio di altre fonti di informazione come internet. Anche qui un motivo ci sarà.

E in questo maremoto incontrollabile i prodotti editoriali nascono, sgomitano, arrancano, chiudono, vorrebbero chiudere ma non lo fanno per questioni di immagine…

E tanti giornalisti sfruttati diventano editori di se stessi alla ricerca di uno spazio che i grandi editori cercano disperatamente di eliminare in due modalità:

  1. rastrellando attraverso le loro enormi agenzie di raccolta pubblicitaria il 99% dei fondi disponibili;

  2. facendosi fare delle leggi su misura per impedire l’accesso ai finanziamenti ai piccoli editori o a quelli che non rispondono ai requisiti standard ormai vecchi di 50 anni.

Il ministro Gentiloni si è dimostrato spesso sensibile a questi problemi.

Speriamo che per una volta tanto il Ministero delle Comunicazioni ci racconti qualcosa di buono.

Noi siamo in attesa…

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Mi presento, sono Fabrizio Caccavello

Beh, certo, che c’è di strano? Lo sapete tutti chi sono, e qui c’è anche il mio profilo. 

Il titolo che ho dato a questo post è legato a una breve riflessione. Già dal 2000 (dalla nascita di orvietonews.it) abbiamo sempre dato spazio ai lettori attraverso la pubblicazione di editoriali, con un forum, con i blog, con la rubrica chiedilo al sindaco.

In tutti questi ambienti c’è sempre stato un elemento che non ho capito fino in fondo: l’anonimato.

Come se in questa città la gente avesse paura di esprimersi, come se il fatto di dire “sono Fabrizio Caccavello” potesse essere un problema. Come se per dire qualcosa ci fosse sempre il bisogno di oscurare l’obiettivo della telecamera.

E mi chiedo: ma è una cosa normale? Perché la gente non ama rivelare la propria identità? Perché c’è una forma di timidezza primordiale che perseguita la natura umana?

Fatto sta che così, secondo il mio modesto parere, non si va da nessuna parte. Ben vengano i vari bastian contrario che tentano di  portare il loro contributo informativo, ma quale contributo può esserci da un post anonimo? Quale autorevolezza può assumere chi non ha una sufficiente forza per uscire allo scoperto e dire finalmente: “salve, io sono io e secondo me bla, bla, bla”.

Che ne pensate?

Ci saranno altri problemi che non ho considerato?

 

Modifica delle 12,50

 


Lo ammetto, c’ho messo troppo tempo. Quando ho iniziato a scrivere questo post (poi sospeso per motivi di lavoro), nel post di bastian contrario non c’era ancora stata la risposta di Laura Ricci e la controrisposta di Bcontrario.

 

Due riflessioni:

  1. sono contento che Laura abbia fatto la mia stessa riflessione sull’anonimato.
  2. la contro risposta di bcontrario è interessante: non si può essere contro perché la politica non lo permette.

Il punto due mi preoccupa. Non posso che augurarmi che non sia così. Sarebbe davvero incredibile se la politica, ovverosia l’arte della mediazione e del confronto non permettesse proprio il confronto.

Sarebbe ancora politica? O magari è proprio per questo motivo che la politica non riesce più ad avvicinarsi alla gente?

Mi pongo queste domande come persona completamente al di fuori degli schemi della politica, ma i politici queste domande se le pongono?

Oppure se le sono già poste e io non ho capito niente di come funzionano le cose? ]]>